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I Piani comunali del verde, uno studio Ispra

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Si intitola “I Piani comunali del verde: strumenti per riportare la natura nella nostra vita?” lo studio promosso e curato dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) con i contributi di Anci, Iclei e del professor Paolo Pileri, ordinario di Pianificazione ambientale e territoriale al Dastu Politecnico di Milano. Lo studio, spiega l’Ispra, «intende stimolare una riflessione su questo importante strumento di pianificazione per rendere i territori più sani, ecologici e inclusivi».

L’analisi si concentra su dieci eco-piani approvati dal 2020 in poi dai sindaci di dieci città che contano oltre 2 milioni di abitanti: Torino, Vercelli, Bolzano, Padova, Rovigo, Parma, Bologna, Forlì, Livorno, Avellino. Per fare qualche esempio di iniziative intraprese, a Vercelli un progetto è mirato all’incremento dell’estensione del parco fluviale, a Padova la trasformazione di un parcheggio in giardino pluviale ha come scopo di ripristino della permeabilità del suolo.

Gli eco-piani di queste città non risultano comparabili tra loro, a causa della diversità degli indicatori di monitoraggio e degli strumenti della pianificazione urbanistica, ma anche per i differenti obiettivi.

Sui Piani comunali del verde e su come redigerli esistono linee guida europee e nazionali. Tuttavia questi Piani sono ad oggi misure volontarie. Questo rende la pianificazione urbanistica potenzialmente insostenibile e inadatta a gestire le attuali sfide: quella climatica e quella ecologica. Mentre sappiamo che un verde urbano adeguatamente progettato e gestito rende le città più resilienti e più in grado di adattarsi al clima.

«È urgente rimuovere cemento e asfalto – scrive il professor Paolo Pileri nelle conclusioni dello studio – sia a favore di permeabilità, sia a favore del ripristino della natura in città, cosa non lontana da quel che il recente Regolamento europeo (“Nature restoration law”) prevede in modo prescrittivo dal 18 agosto 2024. Rimuovere cemento per far spazio alla natura deve essere oggi il primo punto nell’agenda urbanistica locale: togliere e non più aggiungere».

 

(Foto: Wikimedia Commons)

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