Dissesto idrogeologico
Quando si parla di Rischi del Territorio, si vuole intendere la probabilità che si verifichi una potenziale situazione di pericolosità che derivi da fenomeni naturali o dall’attività dell’uomo. Tali pericoli potrebbero diventare delle emergenze e causare effetti dannosi sulla popolazione, sugli insediamenti abitativi e produttivi, sulle infrastrutture di trasporto e di servizio.
Nell’ambito dei rischi che caratterizzano il nostro Paese, il rischio idrogeologico è tra quelli che comporta un maggior impatto sociale ed economico, secondo solo a quello sismico.
Il dissesto idrogeologico è stato definito per la prima volta come l’insieme di “quei processi che vanno dalle erosioni contenute e lente alle forme più consistenti della degradazione superficiale e sottosuperficiale dei versanti fino alle forme imponenti e gravi delle frane” (Commissione De Marchi, 1970).
In modo più generale e secondo una concezione più moderna del termine esso può essere inteso come “qualsiasi situazione di squilibrio o di equilibrio instabile del suolo, del sottosuolo o di entrambi”, ovvero “l’insieme di quei fenomeni connessi al rovinoso defluire delle acque libere in superficie e all’interno del suolo, producendo effetti che possono portare alla perdita di vite umane, ad alterazioni delle attività e delle opere dell’uomo e dell’ambiente fisico”.
I fenomeni di dissesto idrogeologico sono fenomeni naturali che possono avvenire per cause strutturali (geomorfologiche) oppure per cause occasionali, che determinano in un dato momento l’alterazione degli equilibri esistenti.
L’antropizzazione e la costruzione di nuove infrastrutture oltre a mutare l’assetto del territorio, accrescendo la possibilità che si verifichino dissesti, hanno determinato una maggiore esposizione di persone e beni al rischio idrogeologico.
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Fonte: ruwa.it