Elettroforesi
Metodologia di bonifica sui suoli contaminati che rientra tra i trattamenti chimico-fisici e, in particolare, nel trattamento noto come decontaminazione elettrocinetica. La decontaminazione elettrocinetica si basa sull’applicazione di una corrente continua (o d.d.p.) generata da 2 elettrodi, uno in grafite e uno costituito in filo di rame, infissi nel terreno contaminato di bassa permeabilità. Grazie alla d.d.p. i contaminanti migrano verso l’anodo e il catodo secondo tre possibili fenomeni: l’elettromigrazione, l’elettroforesi o l’elettrosmosi. L’anodo e il catodo sono integrati in speciali sistemi di circolazione, all’interno dei quali circola acqua, che permettono l’aspirazione dei contaminanti in superficie per rendere possibile il loro successivo trattamento in impianti chimico-fisici.
In particolare si usa l’elettroforesi quando nell’acqua interstiziale possono essere presenti in soluzione sia argilla colloidale che sostanze humiche in forma colloidale, entrambe caratterizzate da un eccesso di carica negativa in superficie. Questo eccesso di carica fa si che la superficie di questi colloidi possa essere rivestita, per adsorbimento, da film di ioni positivi che inducono, a causa della forza elettrica, moto del colloide verso il catodo.
Il pennacchio di ioni H+ che migra verso il catodo è noto come fronte acido e per tale fenomeno si parla di acidificazione. La generazione del fronte acido è fondamentale principalmente per due motivi:
- gli ioni H+ si sostituiscono agli ioni adsorbiti alla matrice solida, liberandoli in soluzione e rendendoli disponibili alla migrazione;
- le condizioni di pH basso favoriscono la solubilizzazione di metalli e di ossidi metallici facilitandone la raccolta al catodo.