Polietilene (PE)
Il polietilene è uno dei materiali più diffusi nella nostra economia e, all’interno delle materie plastiche, è sicuramente uno dei più usati, rappresentando circa il 40% del consumo mondiale di materie plastiche globalmente considerate (resine termoplastiche + termoindurenti). Da un punto di vista strutturale il polietilene è un derivato dell’etilene, ottenuto, a sua volta, da petrolio grezzo. Caratteristiche peculiari del polietilene sono:
- facilità di lavorazione;
- un’eccellente resistenza agli agenti chimici;
- tenacità e flessibilità anche alle basse temperature;
- assenza di tossicità e di odore;
- bassa/bassissima permeabilità al vapor d’acqua;
- ottime proprietà dielettriche.
In base al grado di cristallinità, si presta per ottenere prodotti da rigidi a flessibili. Le applicazioni del polietilene spaziano dall’imballaggio, all’industria dei trasporti, all’edilizia, all’elettronica, alle tubazioni, agli articoli domestici eccetera. Le più comuni sono nella produzione di flaconi per cosmetici e detergenti liquidi (HDPE, LDPE), bottiglie per il latte (HDPE), fusti, flaconi e tanniche per alimenti, prodotti chimici e petroliferi, tappi e chiusure o cassette per trasporto frutta e verdura.
Polietilene ricilato (R-PE)
Il polietilene può essere riciclato. In gran parte ritorna a essere utilizzato per gli imballaggi, ma anche in edilizia (tubi per il drenaggio, isolamento termico, barriere antiumidità e materiali per l’imballaggio e la protezione dei materiali da costruzione), nel settore automotive (per componenti esterni e interni, che contribuiscono anche a ridurre il peso complessivo dei veicoli), in elettronica (custodie, contenitori e componenti di supporto per dispositivi) e in agricoltura (teli per coperture, serre, imballaggi per prodotti agricoli e tubi per l’irrigazione).
Il polietilene delle borse di plastica può essere riciclato per ottenere tessuti molto leggeri che non trattengono il calore, fanno evaporare l’umidità, sono anti macchia e anti sudore e non richiedono trattamenti chimici impattanti per la loro colorazione. La trasformazione del polietilene in fibra, crea infatti un processo chimico di ossidazione che rende il materiale idrofilo e formano degli spazi tra le fibre (quando si forma il filo adatto alla tessitura) che permettono l’assorbimento dell’acqua (per capillarità). Aggiungendo alla polvere di polietilene, prima di essere trasformata in una fibra, coloranti a secco, si ottengono colorazioni con un’ottima solidità (quindi meno impattanti della tintura tradizionale). E quando lo buttiamo?
Nulla di più semplice: si fonde, si centrifuga e si recupera il tutto (o almeno una parte) per ripartire da capo.
Fonti: plastmagazine.it, plastisac.it, vestilanatura.it
PolieCo – Consorzio Nazionale per il riciclaggio dei rifiuti dei beni a base di polietilene: https://www.polieco.it/