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Salinità del terreno

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Salinità del terreno

Quantità di sali minerali solubili nel terreno. Tutti i suoli contengono sali la cui quantità dipende dalle condizioni climatiche, morfologiche, pedologiche ed idrologiche del territorio. La misura della salinità del terreno viene effettuata attraverso la conducibilità elettrica della soluzione in equilibrio con il suolo. Ciò è basato sul fatto che la conduttività elettrica di una soluzione salina cresce in proporzione diretta alla sua concentrazione: più sali o ioni ci sono e più corrente passa. Quando la quantità di sali solubili (solfati, cloruri e bicarbonati di sodio, potassio, calcio e magnesio) diviene eccessiva e la conducibilità è maggiore di 4 dS/m il terreno è detto salino. I terreni salini o salmastri possiedono un pH che va da 7,1 a 8,5 tollerato da un discreto numero di piante. I sali sono costituiti per lo più da cationi Ca₊₊, Mg2₊ e Na₊ e anioni Cl- e SO2- e gli ioni K₊HCO₃- e CO₃– sono presenti in misura più limitata. La natura dei sali e la tossicità dei singoli ioni influiscono sull’entità dei danni che si possono avere nei suoli e nelle acque freatiche poiché questi elementi esercitano un influenza negativa sulla permeabilità delle membrane, sulle attività enzimatiche ed ormonali ed in generale sui processi biochimici cellulari. Il sodio e i cloruri sono più dannosi dei solfati, il boro è nocivo se è presente in quantità maggiore 1 p.p.m.. Talvolta assumono consistenza i borati che sono tossici per le colture. Generalmente questo fenomeno è molto comune nelle zone siccitose dove le precipitazioni non sono sufficienti ad eliminare i sali contenuti nel suolo e costituisce spesso il principale fattore limitante della fertilità dei stessi e dei rendimenti dei raccolti. In genere il fenomeno si accentua in presenza di falde acquifere poco profonde dalle quali l’acqua, con movimento ascendente, trasporta i sali verso la superficie. Una certa quantità di sali si può accumulare anche in climi moderatamente umidi, nelle depressioni con fondo impermeabile, dove confluiscono le acque provenienti dalle aree circostanti i cui terreni o sedimenti contengono sali. Un tipo di salinizzazione, detta secondaria, è frequente nei terreni irrigati. Ciò è dovuto a vari fattori:

  1. apporto di acque di irrigazione non idonee i cui sali si concentrano nel terreno a causa della evapotraspirazione. Ad esempio, irrigando con acqua “dolce”, contenente lo 0,5% di sali, e considerando volumi di 4000-5000 m³ ettaro all’anno, si apportano al suolo da 2 a 2,5 tonnellate ad ettaro di sali. Questi, se non vengono dilavati con le precipitazioni nel periodo autunno-inverno, possono accumularsi nel suolo;
  2. innalzamento del livello delle falde acquifere, che può apportare sali al terreno direttamente o per risalita capillare oppure impedire la lisciviazione dell’eccesso di sali.

La formazione della salsedine nel suolo ne influenza inoltre lo stato di saturazione, deprime le attività microbiche e modifica le proprietà colloidali dell’argilla e della sostanza organica, in quanto elevate pressioni osmotiche delle soluzioni circolanti possono avere effetti plasmolizzanti sulle cellule; infine, la salinizzazione disturba i processi di assorbimento di nutrienti da parte delle piante e delle colture e ne impedisce la crescita, in quanto limita la capacità delle radice di rifornirsi di acqua, provoca squilibri nutrizionali (a causa dell’antagonismo che si manifesta tra alcuni ioni come i solfati che inducono carenza di calcio od eccessive quantità di sodio che deprimono l’assorbimento del calcio, del magnesio e del potassio) e induce fenomeni di tossicità. Infatti elevate quantità di sali nel suolo hanno un effetto simile alla siccità, che rende l’acqua meno disponibile per la suzione radicale. Soltanto alcune specie agrarie coltivate presentano un’elevata tolleranza alla salinità e, tra queste, la barbabietola, l’orzo, l’asparago, lo spinacio. Indicatori della salinità del suolo:

a) primi segnali:

  1. crescita irregolare delle colture, essiccamento fisiologico e mancanza di vigore nelle piante (ad es. le foglie assumono colorazione sempre meno brillante, spesso verde bluastra, e si coprono di un deposito ceroso);
  2. riduzione delle rese e delle produzioni;
  3. crescita di piante tolleranti alla salinità;
  4. in aree semiaride e aride, l’incremento dell’umidità, per la pioggia o per l’irrigazione, può determinare che i suoli non tollerino il peso dei mezzi di lavorazione. Ciò è dovuto alla perdita della struttura del suolo a causa della dispersione delle argille provocata dal sodio.

b) segnali avanzati:

  1. crosta bianca sulla superficie;
  2. sulla superficie di un suolo adiacente ad un corpo d’acqua, si può osservare la presenza di un bordo irregolare biancastro;
  3. zone e strisce bianche sul suolo, anche se in superficie non è ancora visibile la crosta.

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Fonte: agricoltura.regione.campania.it